Tempio di Ercole

Tempio di Ercole

Il nome ci arriva da un passo di Cicerone che ricorda un tempio dedicato ad Ercole "non longe a foro", cioè non lontano dal foro. Stando a Cicerone, in questo tempio c'era una preziosa statua bronzea di Ercole il cui mento era stato consunto dai baci dei fedeli. Un tentativo di furto messo in opera una notte su ordine di Verre fu clamorosamente sventato dalla resistenza dei custodi. Per lo stesso tempio Zeusi, il grande pittore dell'antichità, avrebbe dipinto una Alcmena (madre di Ercole) che regalò agli AKragantini. È il più arcaico tra tutti i templi agrigentini conosciuti, il primo della gloriosa serie di edifici monumentali propri del VI sec. a.C.. È databile intorno agli ultimi anni di questo secolo, come indicano, oltre ai caratteri stilistici delle colonne e di taluni elementi della trabeazione, la forma alquanto allungata del basamento (m.67,06 × 25,08 allo stilobate) e il rapporto (6 × 15) delle colonne tra le fronti e i lati lunghi. È dorico, esastilo, periptero. Poggia, come i templi di Giunone e della Concordia, su un basamento artificiale che è nullo sul lato sud, dove il krepidoma coincide con il livello del suolo, e diventa sempre più sensibile verso ovest e verso nord per ovviare al dislivello del terreno. Il krepidoma ha 3 gradini. Fino ai primi anni del novecento rimaneva eretta una sola colonna, la seconda da ovest del lato nord. Tutto il resto della peristasi e la cella apparivano crollate con direzione uniforme da nord a sud. Il crollo appare ancora evidente sia nella parete nord che in alcune colonne dello stesso lato, che possono vedersi giacere nell'originaria posizione di caduta: ne sarà stata causa, come parrebbe certo, un terremoto. Otto colonne del lato meridionale furono risollevate negli anni 1924 - 1931. Si possono osservare la sagoma ancora arcaica e la presenza di una gola tra l'echino e il fusto della colonna. Su alcuni fusti sono visibili le tracce di stucco bianco di cui le colonne erano interamente rivestite; non è raro trovarne sui resti dei monumenti agrigentini. La cella, lunga e stretta, è ripartita anche qui in cella propriamente detta, pronao e opistodomo: questi ultimi entrambi in antis.

Valle dei Templi